Giugno è stato a lungo,

nella tradizione europea, il mese della mietitura del grano. Il bassorilievo ci presenta perciò l’immagine del mietitore, armato del caratteristico falcetto a manico corto (la messura della tradizione veneta), proprio nell’attimo in cui, afferrate le spighe con una mano, le recide con l’altra: un gesto di cui oggi, almeno nel mondo occidentale, in tempi di maggiore certezza alimentare, e in cui il pane non è più il principale fra i cibi, ci sfugge il senso sacrale e quasi magico.

Foto: Wilson Ballarin

Anche questa scena ha il suo corrispettivo celeste: nelle sere di Giugno, brilla a Ovest Boötes con al centro Arturo, stella rossa tra le maggiori del cielo, levando alta la mano col falcetto, quasi a chiamare alla mietitura; in risposta, levandosi all’alba, Perseo a Est estende ancora una volta le mani verso le risplendenti Pleiadi, questa volta trasmutate in spighe, e le recide nell’attimo del loro fulgore, prima che si dissolvano nella luce solare.

Alcune minuscole stelle aleggiano intorno al capo di Perseo-contadino, formando il cappellone di paglia che nel bassorilievo sembra curiosamente fluttuare un po’ al di sopra della sua testa.

Venezia 1260, inizio giugno: Perseo “coglie” le Pleiadi, allorchè esse brillano un’istante all’alba prima di essere soverchiate dal Sole che sorge (fenomeno detto “levata eliaca”, o “prima visibilità”).

Al tempo del Solstizio, al crepuscolo, brilla all’orizzonte una metà del Cancro, come precisamente indicato nella formella del bassorilievo marciano.

Mappe celesti ottenute tramite il software Stellarium.

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